L’Arte è Politica – Una riflessione sulle elezioni politiche 2018

A 7 giorni dalle elezioni politiche 2018 il mio personale j’accuse non va ai politici, né agli organi di informazione, ma alla nostra mortificata categoria di artisti.

Anche in questa delicata campagna elettorale abbiamo lasciato la funzione di interpretazione dei tempi, di assunzione di posizioni di denuncia o persino elogio ad una classe di politici senza credibilità, a giornalisti impegnati a coltivare il proprio orticello, opinionisti da talk, ovvero aggregatori di like, di cui non si capisce da dove derivi l’autorevolezza. In più la maggior parte di questi è in grado di esprimere un’opinione solo per gettare tutto nel calderone della mala politica, del benaltrismo e del “sono tutte cazzate”. Ebbene, lo fanno solo per giustificare, alle apparenze, l’inedia che li porterà, nel segreto delle urne, a votare sempre per gli stessi.

Ma non è colpa loro. Warhol aveva predetto 15 minuti di fama per tutti, ma tutti cercano fama in ogni singolo minuto della vita.

La colpa è di chi potrebbe (almeno così era in passato) dare una chiave di lettura, di chi dovrebbe cogliere le grandi ingiustizie sociali e personali che dominano l’Italia. La colpa è di chi quello spazio dovrebbe occuparlo per la straordinaria e unica capacità dell’artista di cogliere sfumature, per la sensibilità e l’empatia per chi sta peggio di noi.

Vi vedo qui a condividere i vostri brani sulla felicità, sulla tranquillità. Buona camomilla! Ma in che mondo vivete? Da dove traete ispirazione per tanta pace e seraficità che tanto stride per le strade?

Restate quasi tutti abbottonati, imperturbabili, nel vostro mondo dei sogni, scollando l’arte dalla vita reale. Temete di inimicarvi l’amico, il cugino, il parente impegnato politicamente, che si ricorda di voi quando ha bisogno del voto. Avete paura di perdere quel patrocinio semigratuito che vi consente di scattare qualche selfie e ostentare successo su Facebook.

Sappiate che siete esattamente come vi vogliono. Muti e allineati. In secondo piano rispetto alle loro autorevoli opinioni, legittimate da una divina ascendenza.

Personalmente preferisco diecimila volte sbagliare. Elogiare Napoleone e poi strappare la dedica dell’Eroica (link al riferimento). Ma non asseconderò la loro fobia di ascoltare qualcuno che sia più libero di loro.

Vito Schiuma