Vito Schiuma

Pianist, Composer, Musician.

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  • Concerto di Tony Effe a Roma: spreco di fondi pubblici o riflesso di un sistema culturale inefficace?

    Concerto di Tony Effe a Roma: spreco di fondi pubblici o riflesso di un sistema culturale inefficace?

     

    L’amministrazione di Roma organizza con soldi pubblici un concerto con artisti particolarmente apprezzati dalla GenZ, tra cui Tony Effe.

    L’amministrazione di Roma ha organizzato un concerto di Capodanno con artisti particolarmente amati dalla GenZ, tra cui Tony Effe. Tuttavia, la presenza del trapper ha suscitato polemiche: gli stessi organizzatori, pressati da critiche interne al loro partito, hanno deciso di cancellare la sua esibizione, citando i suoi testi giudicati violenti e sessisti.

    Questo caso apre una questione interessante, non tanto sull’opportunità morale di finanziare artisti controversi, ma sull’efficacia dell’utilizzo dei fondi pubblici in eventi culturali.

    Tony Effe: Dal Concerto Pubblico al Sold-Out Privato

    Dopo l’annullamento della sua partecipazione al concerto pubblico, Tony Effe ha organizzato un evento privato con biglietti al costo di 10 euro: sold-out in meno di 24 ore. Questo fatto evidenzia una contraddizione: perché il Comune di Roma (come tanti altri in Italia) investe soldi pubblici in eventi che potrebbero autofinanziarsi facilmente grazie al grande seguito degli artisti coinvolti?

    Il Ruolo dei Fondi Pubblici nella Cultura

    I fondi pubblici dovrebbero avere uno scopo diverso: sostenere iniziative che promuovano generi musicali e artisti meno commerciali, favorendo l’inclusione culturale e l’educazione dei cittadini. Investire in eventi destinati a fare sold-out a prescindere non eleva i livelli culturali, ma si limita a seguire logiche di mercato che il settore privato potrebbe gestire autonomamente.

    Politica e Cultura: Un Rapporto Distorto

    La retorica spesso giustifica questi investimenti pubblici con il pretesto delle ricadute economiche, come il turismo e l’indotto per ristoranti e B&B. Ma il tessuto sociale di una città non si compone solo di attività economiche: ci sono realtà culturali e sociali che rischiano di essere ignorate in favore di logiche puramente commerciali.

    Conclusione

    Il caso di Tony Effe e del concerto di Capodanno a Roma è solo uno dei tanti esempi di come la politica italiana utilizzi la cultura in modo discutibile. Gli eventi pubblici non dovrebbero replicare il mercato privato, ma ampliare le possibilità culturali per tutti i cittadini. È arrivato il momento di rivedere le priorità culturali del Paese e investire in progetti che abbiano un reale valore sociale.

  • Il Teatro Romano – Un capolavoro di acustica

    Non smetterò mai di restare stupito davanti all’ingegno e al livello di conoscenza tecnica dei nostri predecessori, soprattutto quando questa sapienza ha più di 2000 anni e oggi riusciamo a ottenere risultati simili (se non peggiori) solo grazie alla tecnologia.

    Sto parlando del Teatro Romano, e Greco prima, capolavori di acustica in cui gli artisti godevano di condizioni acustiche che farebbero invidia ai migliori studi di registrazione di oggi.

    Un piccolo superstite

    Tutto ha avuto inizio durante una visita al Teatro Piccolo (detto anche Odeion) del Parco Archeologico di Pompei, quando ho notato diverse guide turistiche soffermarsi su un particolare punto dell’orchestra di questo teatro romano, contrassegnato da un pezzo di marmo di colore diverso (in foto).

    Parlando dal quel punto si ha un misterioso effetto acustico per cui si riesce a percepire la propria voce come se parlassimo ad un microfono e ci ritornasse alle orecchie dalle cosiddette “spie”, ossia le casse che permettono al musicista di sentire se stesso.

    Ovviamente questo effetto non è affatto sconosciuto, bensì è il ben noto effetto di rifrazione delle onde sonore. Quello che mi ha stupito però è la capacità di calcolare questa rifrazione con una precisione tale da far impallidire qualsiasi ingegnere moderno.

    Ad agire su questo effetto sono infatti i materiali con cui è costruita la scena alle spalle, ma anche la cavea di fronte, e la distanza di questi elementi dell’orchestra stessa.

    Stiamo parlando di valori di millesimi di secondo, calcolati e realizzati alla perfezione senza i moderni strumenti tecnologici, bensì grazie ad un semplice scherma di proporzioni, direi quasi standard dato che fungeva da modello per tutti i teatri Romani non in legno, il diagramma di Aristosseno cui si ispira l’architetto romano Vitruvio nel suo De Architectura.Il diagramma di Aristosseno

    Si tratta di un vero e proprio modello realizzato da Aristosseno, compositore e teorico tarantino, discepolo di Aristotele. Il
    diagramma deriva dall’esperienza dei teatri greci, in particolare del teatro di Epidauro, ritenuto perfetto acusticamente. Secondo questo diagramma la costruzione dei teatri doveva seguire delle proporzioni ben precise in tutti gli elementi strutturali del
    teatro romano: dalla scena, alla cavea, la posizione degli ingressi e delle scalinate, persino le colonne che sormontavano la scena e le arcate a sostegno del tetto.

    Gli accorgimenti hi-tech del Teatro Romano

    Oltre alle proporzioni perfette e alla scelta del luogo, che già in partenza doveva essere adatto a far riverberare i suoni senza creare sovrapposizioni (detti consonanti), si è scoperto (a conferma di quanto sostenuto da Vitruvio) che le gradinate della cavea erano dei veri e propri filtri delle frequenze basse, che sopprimevano i rumori di fondo (vociferare del pubblico, rumori ambientali ecc.) e permettevano una propagazione ottimale delle frequenze più alte derivanti dal proscenio del teatro romano.

    I vasi risuonatori

    I vasi risuonatori erano un’altra tecnologia che contribuiva a rendere perfetta l’esperienza nei teatri più grandi. Si trattava di doli, in bronzo, collocati sotto la cavea e di tre dimensioni diverse in tre fasce diverse della cavea, i quali propagavano il suono e riducevano i tempi di riverbero, come dimostrano diversi studi recenti.

    La sensibilità al bello

    Stupisce una volta ancora quanta importanza attribuissero i nostri antichi predecessori ai centri della cultura. A Pompei il Teatro Grande e il Teatro Piccolo si collocano all’interno di un vero e proprio quartiere della cultura. La scelta del luogo, fondamentale secondo gli architetti romani, era certamente dettata dalle proprietà acustiche, ma anche, come dimostra il teatro di Taormina, dalla sua bellezza e capacità di ispirare artisti e pubblico. Qualora ce ne fosse bisogno, un altro segno della sensibilità e dedizione al bello dei nostri predecessori.

    Vito Schiuma

    Fonti:

    De Architectura – Marco Vitruvio Pollione

    Benevento Romana – I luoghi dello spettacoloClementina Saccoma

    I teatri e la loro acusticaLuigi Di Francesco

    Suoni sotto la cenereRoberto Melini

    Teatro romano cavea